A Belgrado, in Serbia, è ancora in fase di costruzione il Tempio di San Sava, la più grande chiesa cristiana ortodossa al mondo. E’ stato iniziato nel 1935, consacrata nel 2000 e ancora incompleto perché mancante di molti abbellimenti interni. Si trova sull’altopiano di Vračar, in un luogo dove si svolsero avvenimenti storici riguardanti il santo a cui il tempio è dedicato.
San Sava di Serbia (1174-1235), il cui vero nome era Rastko Nemanjić, è stato il primo arcivescovo ortodosso serbo, patrono della Serbia e protettore dell’istruzione e della medicina, figlio del fondatore dello Stato medievale serbo Stefano Nemanja e fratello del primo re serbo Stefano Prvovenčani.
A 17 anni si ritirò nel monastero
russo-ortodosso di S. Panteleimon nel Monte Athos, dove fu ordinato monaco con
il nome di Sava, in onore di San Sava il Grande, fondatore del monachesimo
palestinese. Verso la fine del 1198 ottenne dall’imperatore bizantino Alessio
III il permesso di occupare il monastero abbandonato di Hilandar. Ritornò in Serbia,
nel monastero di Studenica, solo quando nel 1204 gli effetti della caduta di
Costantinopoli furono avvertiti nelle comunità del Monte Athos. Condusse una
vita intensa allacciando rapporti sia con la Chiesa di Roma, che compiendo
viaggi come ambasciatore del re bulgaro Ivan II Asen, dopo che la Serbia, sconfitta
dalle truppe bulgare nel 1230 nella battaglia di Filippopoli, fu annessa alla
Bulgaria. Al ritorno dal suo estenuante viaggio, come ambasciatore del regno,
decise di partecipare a una cerimonia religiosa nella capitale bulgara dell’epoca
Turnovo, dove durante il rito della Benedizione delle Acque, si ammalò di polmonite
e morì nel 1235. Le sue ossa furono spostate nel monastero di Mileševa, situato
nella Serbia meridionale, e nel 1594, durante la dominazione ottomana, il gran
visir Sinan Pascià ordinò sia di dare alle fiamme il monastero che di esumare
il corpo del santo per bruciarne i resti sull’altopiano di Vračar. Il gran
visir prese queste decisioni per evitare il grosso afflusso di pellegrini che
venivano a venerare il santo cristiano ortodosso e per umiliarne pubblicamente
il culto.
Si decise di costruire questa chiesa imponente, in questo luogo, già a partire dal 1895, pochi decenni dopo la conquista dell’indipendenza dall’impero ottomano, per santificare il luogo in cui i turchi avevano fatto scempio della salma di San Sava. In questo luogo, al momento, tutte le celebrazioni si svolgono nella piccola chiesa commemorativa di San Sava, eretta nei primi anni del ‘900. I lavori del tempio subirono un arresto dal 1941 al 1984, prima con l’occupazione e i bombardamenti tedeschi poi a causa del nuovo governo jugoslavo che non riteneva opportuno riaprire il cantiere. Oggi, anche se ancora incompleto, è visitabile.
Nel parco adiacente spiccano
due monumenti, quello allo stesso san Sava sul lato nord, e quello al principe
Karađorđe Petrović (1752-1817), il primo sovrano che ottenne l’indipendenza dall’impero
ottomano, dando vita al Principato di Serbia.
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