Il monastero
di Voronet è un noto monastero dipinto in stile moldavo che si trova vicino
alla città di Gura Humorului, a soli 36 km dalla città di Suceava.
Rappresenta uno dei luoghi più famosi di culto e di interesse turistico, che
attira ogni anno moltissimi turisti da tutto il mondo. Dal 1993 fa parte
dell’Unesco come patrimonio dell’umanità.
Fu
costruito, sulle rovine di una vecchia chiesa in stile modalvo distrutta da un
incedio, in un tempo molto breve, dal 26 maggio al 14 settembre del 1488 su
ordine di Stefano cel Mare (Stefano il Grande) per celebrare la sua vittoria
del 1475 contro i turchi.
I dipinti
interni risalgono al periodo in cui Stefan Cel Mare era principe di Moldavia,
cioè agli anni 90 del ‘400 e sono molto apprezzate le scene dell’altare e del
naos, dove le immagini donano un perfetto senso teologico, essendo solenni e
vistosamente monumentali.
Nel 1547 il
metropolita Grigorie Roșca ordinò l’aggiunta di un atrio e di numerosi
affreschi esterni, che la tradizione attribuisce principalmente al ieromonaco
Gaurila.
Gli
affreschi, ricchi di dettagli, rappresentano scene bibliche, tra cui il
meraviglioso Giudizio Universale, la Genesi, preghiere e inni sacri.
Nell’albero di Gesù, o albero di Jasse, si possono scorgere i ritratti di
antichi filosofi grechi tra cui Aristotele e Platone.
Maria
Santissima è rappresentata varie volte e in punti significativi, tuttavia le
pitture rappresentano un ciclo catechetico completo, sia dal punto di vista
biblico che devozionale e anche storico, perché raffigurano i santi principali
e gli episodi più importanti dell'epica lotta contro i turchi. Fra
le tante rappresentazioni della Vergine, nell'interno campeggia, sopra la porta
del pronao, una meravigliosa Madonna della Misericordia con il Bambino sulle
braccia e ai lati, sul fondo azzurro e tra stelle, due angeli oranti. Gli
affreschi, oltre la Vergine, raffigurano tutta una serie di immagini, desunte
dalla Bibbia, dalla pietà popolare e dalla storia, con particolare rilievo di
quella che riguarda l'eroica lotta contro i Turchi
Il famoso
Giudizio Universale, forse dipinto dal pittore moldavo Marcu, è comparabile per
monumentalità e per la forza espressiva, ai massimi capolavori della pittura
occidentale. L’opera è disposta in 5 registri: nel primo troviamo al centro il
Dio Padre portato dagli angeli e altri angeli che arrotolano il Velo del Tempo,
a significare la fine del mondo. Il tempo è rappresentato dai segni zodiacali.
Nel secondo registro è raffigurata la glorificazione di Cristo con ai lati la
Vergine Maria e il Battista, e sei apostoli per parte. Ai piedi del Cristo
sgorga il fiume di fuoco. Il terzo registro raffigura la preparazione del trono
del Giudizio con a sinistra gli eletti (vescovi, profeti, martiri e giusti)
guidati da San Paolo e a destra i dannati, guidati da Mosè con le Tavole della
Legge. Tra i dannati riconosciamo i Turchi. Nel quarto e quinto registro è
raffigurata la lotta tra gli angeli e i demoni e la Gheenna nella quale sono
immersi i dannati. A sinistra le schiere degli eletti con il re Davide che
suona la cobza, strumento popolare rumeno, e destra la resurrezione dei morti.
Gli angeli, per iniziare la resurrezione suonano un altro strumento popolare
rumeno, il bucium.
Nella parete
settentrionale, molto danneggiata, è rappresentata la Creazione dov’è
raffigurata una scena tratta da una leggenda popolare che racconta del patto
tra Adamo e il diavolo per poter coltivare la terra di questi in cambio delle
anime dei discendenti, patto poi annullato, secondo la leggenda, da Cristo. Sul
contrafforte a destra vediamo la Scala Celeste, altro elemento tratto dalla
leggenda popolare.
Nella parete
meridionale è rappresentato l’Albero di Jesse. Si tratta di una grandiosa
composizione su fondo blu, divisa in otto registri, con circa 100 figure
avvolte da fiori stilizzati, di grande ricchezza creativa. In alto osserviamo
le scene della vita di San Nicola, attorno alla finestra gotica, invece, scene
della vita di San Giovanni Nuovo, ricche di particolari popolareschi.
Il colore
dominante è il blu (o azzurro) di Voronet, un colore particolare che,
chimicamente, non è stato ancora riprodotto. La sua tonalità varia a seconda
del grado di umidità dell’atmosfera e resiste al passare del tempo.
Attualmente
del complesso monasteriale è rimasta solo la piccola chiesa, che viene spesso
definita la cappella Sistina d’Oriente, grazie al suo principale affresco che
raffigura il Giudizio universale.
Neppure
l’arredamento è quello originario, in parte conservato in musei, in parte
realizzato o sostituito in epoche successive. Lo stile moldavo rappresenta una
sintesi tra elementi bizantini e gotici. Sono gotiche sicuramente le finestre,
le porte e lo slancio verticale. Di tipo bizantino è invece la decorazione e
l’orizzontalità dell’edificio. La chiesa è uno dei pochi edifici che, in buona
misura, presentano tuttora un’architettura religiosa tipicamente moldava del XV
secolo.
Il santo
patrono del monastero è San Giorgio. Tra le persone sepolte ricordiamo l'eremita
ortodosso rumeno Daniil Sihastrul canonizzato dalla Chiesa ortodossa rumena
nella riunione del 20-21 giugno 1992.