24 giugno 2020

La Riserva naturale di Fanjingshan




Situato nel sud-ovest della Cina, è la montagna più alta della catena montuosa Wuling (2.572 m.s.l.m.).
Dai buddhisti è considerato il luogo dove si può raggiungere l'illuminazione spirituale, aiutando ad avvicinarsi alla consapevolezza di sé. La costruzione di numerosi templi tra il VII e X secolo è una chiara testimonianza di quanto questo luogo sia stato ritenuto sacro e importante. Il massimo splendore lo raggiunse durante i secoli successivi, nella dinastia Ming, quando vennero edificati ben 50 templi per i pellegrini. 
Tra i templi più suggestivi e ancora intatti, a distanza di secoli, sono famosi quelli di Buddha e di Maitreya, costruiti sulla cima di una roccia solitaria a forma di colonna, conosciuta con il nome di 'Red Cloud Golden Peak', 'Red Clouds Golden Summit o 'Nuova Cima Dorata'.


Edificati ad oltre cento metri di altezza su una stretta gola, si raggiungono tramite una scalinata con più di 8.000 gradini, dove non mancano piccoli spazi per la sosta, ma una volta sulla vetta la vista panoramica è, senza dubbio, la migliore ricompensa dopo tutta la fatica. 







La riserva naturale è dal 1986 patrimonio UNESCO come Biosfera, dal 2018 Patrimonio dell'Umanità, grazie alla conservazione di specie rare e protette visibili solo in quest'area del pianeta, tra cui 2000 piante e centinaia di animali. Alcune specie risalgono all'Era Terziaria. 




11 giugno 2020

Eremo e Abbazia di San Galgano


Una delle costruzioni storiche più fotografata del nostro paese è sicuramente l’Abbazia di San Galgano, dedicata all'omonimo santo famoso per la leggenda legata alla sua conversione.




Nato in una buona famiglia nel 1148 a Chiusdino, Galgano Guidotti,  divenne come consuetudine dell’epoca un cavaliere. La leggenda narra che gli apparve in sogno l’arcangelo Michele che lo condusse in un luogo dove incontrò i 12 apostoli, in un edificio rotondo, e il Creatore. Capì in quel momento di aver ricevuto la vocazione e iniziò la sua predicazione. Un giorno il suo stesso cavallo, restio nel proseguire, lo condusse in un luogo, a Montesiepi, dove lui riconobbe il posto del sogno. Conficcò la spada nella ‘roccia’ e iniziò a dedicarsi ad una vita di non violenza da eremita, per un periodo breve, perché dopo appena 11 mesi, morirà a soli 33 anni. Il suo corpo verrà seppellito nei pressi della sua spada.






Nel 1185 Galgano fu dichiarato santo e fu costruita una chiesetta circolare, l’Eremo di Montesiepi, dov’è custodita la sua famosa spada. La spada, analizzata nel 2001, ha accertato che è realmente del XII secolo. Molte testimonianze affermano che fino al 1924 la spada poteva essere sfilata e, per evitare atti vandalici, venne bloccata versando del piombo fuso nella fessura della roccia. Ma questo non fermò ulteriori vandali, prima negli anni ’60, poi negli anni ’90. Alla fine si decise di ricoprirla con una cupola trasparente.   




Nel 1218 iniziarono in Valdimerse i lavori, che termineranno nel 1288, dell’Abbazia che rappresenta uno degli esempi più interessanti dello stile gotico cistercense.  Purtroppo l’Abbazia, dopo un iniziale periodo di splendore, conoscerà a partire dal XV secolo un lento e inesorabile declino. All'inizio del ‘900 ci sarà un nuovo interesse per questo luogo, e verranno effettuate opere di restauro, nel corso degli anni, per mantenere le parti ancora esistenti.    





Il culto di San Galgano si diffuse molto negli ambienti cavallereschi, tanto che oggi ci si domanda se la famosa Excalibur, la spada nella roccia, sia legata alla leggenda di questo santo. Nel ciclo della leggenda arturiana, l’episodio della spada entrerà solo nel 1200, una ventina di anni dopo la sua morte. Questo luogo ha altri particolari che richiamano la leggenda arturiana: la chiesa circolare ricorda la tavola rotonda, il numero dei 12 apostoli apparsi al Santo ricorda i 12 cavalieri di Camelot, il nome Galgano è molto simile al nome di uno dei cavalieri, Galvano. C’è anche documentata la presenza dei Templari a pochi chilometri di distanza. Leggenda o meno, il luogo ha un suo fascino e una volta nella vita vale la pena visitarlo.  





Per approfondire sito web: https://confraternita-sangalgano.it/wp/

10 giugno 2020

Il monastero di Voronet - Romania


Il monastero di Voronet è un noto monastero dipinto in stile moldavo che si trova vicino alla città di Gura Humorului,  a soli 36 km dalla città di Suceava. Rappresenta uno dei luoghi più famosi di culto e di interesse turistico, che attira ogni anno moltissimi turisti da tutto il mondo. Dal 1993 fa parte dell’Unesco come patrimonio dell’umanità.





Fu costruito, sulle rovine di una vecchia chiesa in stile modalvo distrutta da un incedio, in un tempo molto breve, dal 26 maggio al 14 settembre del 1488 su ordine di Stefano cel Mare (Stefano il Grande) per celebrare la sua vittoria del 1475 contro i turchi.
I dipinti interni risalgono al periodo in cui Stefan Cel Mare era principe di Moldavia, cioè agli anni 90 del ‘400 e sono molto apprezzate le scene dell’altare e del naos, dove le immagini donano un perfetto senso teologico, essendo solenni e vistosamente monumentali.
Nel 1547 il metropolita Grigorie Roșca ordinò l’aggiunta di un atrio e di numerosi affreschi esterni, che la tradizione attribuisce principalmente al ieromonaco Gaurila.
Gli affreschi, ricchi di dettagli, rappresentano scene bibliche, tra cui il meraviglioso Giudizio Universale, la Genesi, preghiere e inni sacri. Nell’albero di Gesù, o albero di Jasse, si possono scorgere i ritratti di antichi filosofi grechi tra cui Aristotele e Platone.

Maria Santissima è rappresentata varie volte e in punti significativi, tuttavia le pitture rappresentano un ciclo catechetico completo, sia dal punto di vista biblico che devozionale e anche storico, perché raffigurano i santi principali e gli episodi più importanti dell'epica lotta contro i turchi.  Fra le tante rappresentazioni della Vergine, nell'interno campeggia, sopra la porta del pronao, una meravigliosa Madonna della Misericordia con il Bambino sulle braccia e ai lati, sul fondo azzurro e tra stelle, due angeli oranti. Gli affreschi, oltre la Vergine, raffigurano tutta una serie di immagini, desunte dalla Bibbia, dalla pietà popolare e dalla storia, con particolare rilievo di quella che riguarda l'eroica lotta contro i Turchi





Il famoso Giudizio Universale, forse dipinto dal pittore moldavo Marcu, è comparabile per monumentalità e per la forza espressiva, ai massimi capolavori della pittura occidentale. L’opera è disposta in 5 registri: nel primo troviamo al centro il Dio Padre portato dagli angeli e altri angeli che arrotolano il Velo del Tempo, a significare la fine del mondo. Il tempo è rappresentato dai segni zodiacali. Nel secondo registro è raffigurata la glorificazione di Cristo con ai lati la Vergine Maria e il Battista, e sei apostoli per parte. Ai piedi del Cristo sgorga il fiume di fuoco. Il terzo registro raffigura la preparazione del trono del Giudizio con a sinistra gli eletti (vescovi, profeti, martiri e giusti) guidati da San Paolo e a destra i dannati, guidati da Mosè con le Tavole della Legge. Tra i dannati riconosciamo i Turchi. Nel quarto e quinto registro è raffigurata la lotta tra gli angeli e i demoni e la Gheenna nella quale sono immersi i dannati. A sinistra le schiere degli eletti con il re Davide che suona la cobza, strumento popolare rumeno, e destra la resurrezione dei morti. Gli angeli, per iniziare la resurrezione suonano un altro strumento popolare rumeno, il bucium.

Nella parete settentrionale, molto danneggiata, è rappresentata la Creazione dov’è raffigurata una scena tratta da una leggenda popolare che racconta del patto tra Adamo e il diavolo per poter coltivare la terra di questi in cambio delle anime dei discendenti, patto poi annullato, secondo la leggenda, da Cristo. Sul contrafforte a destra vediamo la Scala Celeste, altro elemento tratto dalla leggenda popolare.
Nella parete meridionale è rappresentato l’Albero di Jesse. Si tratta di una grandiosa composizione su fondo blu, divisa in otto registri, con circa 100 figure avvolte da fiori stilizzati, di grande ricchezza creativa. In alto osserviamo le scene della vita di San Nicola, attorno alla finestra gotica, invece, scene della vita di San Giovanni Nuovo, ricche di particolari popolareschi.
Il colore dominante è il blu (o azzurro) di Voronet, un colore particolare che, chimicamente, non è stato ancora riprodotto. La sua tonalità varia a seconda del grado di umidità dell’atmosfera e resiste al passare del tempo.






Attualmente del complesso monasteriale è rimasta solo la piccola chiesa, che viene spesso definita la cappella Sistina d’Oriente, grazie al suo principale affresco che raffigura il Giudizio universale.
Neppure l’arredamento è quello originario, in parte conservato in musei, in parte realizzato o sostituito in epoche successive. Lo stile moldavo rappresenta una sintesi tra elementi bizantini e gotici. Sono gotiche sicuramente le finestre, le porte e lo slancio verticale. Di tipo bizantino è invece la decorazione e l’orizzontalità dell’edificio. La chiesa è uno dei pochi edifici che, in buona misura, presentano tuttora un’architettura religiosa tipicamente moldava del XV secolo.

Il santo patrono del monastero è San Giorgio. Tra le persone sepolte ricordiamo l'eremita ortodosso rumeno Daniil Sihastrul canonizzato dalla Chiesa ortodossa rumena nella riunione del 20-21 giugno 1992. 


Doorkijkkerk "La Chiesa Trasparente"

In inglese "Reading between the lines" (leggendo tra le linee), in lingua olandese Doorkijkkerk "chiesa trasparente", è un'installazione del 2011 realizzata su progetto degli architetti Gijs Van Vaerenbergh.





La chiesa trasparente si trova nel paese collinare di Haspengouw a sud di Boorgloon, e può essere considerata come arte paesaggistica. Alta 10 metri, è composta da 100 strati di lamiera orizzontali in acciaio Corten (una lega metallica costituita da ferro a cui sono stati aggiunti rame, fosforo, silicio, nichel e cromo), collegate da piastre quadrate saldate. La forma si riferisce all'archetipo della Chiesa dell'Europa occidentale.




Questa "chiesa" cambia forma a seconda del punto di vista e della vicinanza da essa, l'opera si evolve da solido a trasparte e viceversa. Lo speciale metodo di costruzione garantisce che il paesaggio rimanga sempre visibile in tutta la chiesa, sia da lontano che da vicino. La chiesa è quindi presente, ma anche assente nel paesaggio. Questo rende la struttura una costruzione unica che merita davvero una visita.